I bambini di Terezín

“Sono stato bambino tre anni fa.

Allora sognavo altri mondi.”

Hanus Hachenburg (1929 – 1943)

Il 27 gennaio di ogni anno si ricorda una pagina mostruosa della storia dell’umanità, umanità che talvolta è capace di azioni terribili, peggio di quelle delle belve più feroci.

Disegno di Andrea Redda

Durante la Seconda guerra mondiale quasi 6 milioni di ebrei tedeschi furono deportati in campi di concentramento, accusati di appartenere ad una razza inferiore. Certo questo non accadde all’improvviso, già molti anni prima erano state promulgate le leggi razziali che impedivano agli ebrei di praticare alcune professioni o di entrare in negozi e mezzi pubblici, ma nel corso degli anni la situazione peggiorò in modo inesorabile.

Fra queste persone non ci furono solo ebrei ma anche “intralci” alla comunità come anziani, disabili, omosessuali, zingari, persone con handicap, definite “indesiderabili”.

Prima di arrivare a rinchiudere gli ebrei nei campi di concentramento, questi venivano “relegati” nei ghetti, quartieri spesso recintati in cui gli ebrei erano costretti a vivere nella miseria più totale, tutti insieme, molte volte in case per due famiglie e spesso essi morivano per la fame, per le malattie o per le successive deportazioni nei campi di sterminio.

In particolare, c’era un campo a Theresienstadt (o Terezín) nella Repubblica Ceca, in cui vennero rinchiusi i più grandi artisti, musicisti e intellettuali ebrei dell’epoca, e ben 15.000 bambini!

Disegno di Velia Tedone

Questo era un “campo modello”, perché serviva a fare pubblicità ai tedeschi che riprendevano i “prigionieri” con le videocamere per dimostrare a tutti che i nazisti non erano cattivi e che non facevano del male ai deportati.

Era l’unico campo, infatti, in cui ai bambini era consentito cantare e disegnare. Però era assolutamente vietato per loro andare a scuola e studiare!

Oggi noi abbiamo i loro disegni e le loro poesie, che raccontano sogni, ricordi e desideri e tutto ciò grazie agli adulti che in maniera clandestina, essendo grandi artisti e intellettuali, facevano da maestri a questi poveri bambini e ragazzi.

Tutti i loro 4.387 disegni e le 66 poesie sono conservate oggi nel museo ebraico di Praga.

Anche se sembrano storie, sono fatti realmente accaduti, vite reali di bambini e ragazzini come noi che non potevano vivere liberamente come facciamo oggi, a cui era consentito solo ricordare il loro vecchio mondo e sognarne uno migliore. 

Anche noi alunni di I A abbiamo voluto esprimere le nostre riflessioni davanti a tali brutalità attraverso le nostre parole e i nostri disegni, con cui abbiamo cercato di dare parole a qualcosa che parole non ne poteva avere…

Questo evento terribile, la Shoah, non dovrà mai accadere di nuovo in futuro, tanta sofferenza non dovrà più esistere e per questo il 27 gennaio è una giornata importante da NON dimenticare, per non ripetere gli errori del passato!

“Il disegno di una speranza” di Giulia Terzulli

I disegni dei bambini rinchiusi a Terezín

Raccontano storie di ricordi e desideri,

desideri che purtroppo non si possono avverare

perché l’unico svago concesso era disegnare.

Non possono studiare, giocare e divertirsi

E solo quando capita possono nutrirsi.

Per farli studiare i grandi del campo

Organizzarono lezioni clandestine

E intonavano anche allegre canzoncine.

Certo tutto ciò non era abbastanza

Ma di una vita normale aveva la parvenza

E di un futuro migliore regalava la speranza

A dei bambini a cui era negato il diritto d’esistenza…

Nessun’altra persona dovrà più soffrire perché ritenuta di razza inferiore, poiché esiste un’unica razza, gli ESSERI UMANI!

Classe I A, Scuola Santarella, a.s. 2021/22