Il Caviardage è un metodo di scrittura poetica che, partendo da una pagina già scritta, consente di esprimere creatività e sentimenti. Infatti si prende una pagina scritta e si scelgono le parole che colpiscono in modo particolare a seconda dello stato d’animo del momento. Con una matita si cerchiano queste parole provando a comporre delle poesie senza necessariamente delle rime che esprimano ciò che si sente nel profondo.
Per meglio comprendere questo processo si deve partire dal significato della parola: Caviardage deriva dal francese CAVIAR, caviale, tradotto impropriamente con “cavialeggiare” cioè annerire. In effetti l’azione di “caviardage” era quella che si faceva in passato per sopprimere in alcuni scritti dei passaggi ritenuti immorali dalla censura.
Il primo lavoro di Caviardage “Come le farfalle” è stato creato da Tina Festa il 15 ottobre 2009 e nasce dalla necessità di esprimere il dolore della perdita del primo e unico figlio. La stessa data è stata scelta per la giornata dedicata al metodo Caviardage.
Anche noi abbiamo conosciuto e sperimentato questo metodo grazie alla nostra professoressa d’Italiano che, dopo aver distribuito a caso delle pagine di vecchie antologie, ci ha invitato ad individuare quelle parole che più ci colpivano e che meglio esprimevano il nostro essere, i nostri sentimenti. Così abbiam fatto, annerendo tutto il resto e creando anche immagini decorative unendo arte e poesia. Pareva che il nostro animo guidasse il nostro sguardo a soffermarsi su alcune parole che risaltavano e brillavano lasciando nell’oscurità il testo che residuava.
La professoressa, prima della distribuzione dei fogli, ci ha fatto visionare un cortometraggio “Il circo della farfalla” il cui protagonista è Will, un giovane privo di arti superiori ed inferiori, che nel tempo scopre che esiste un mondo in cui ciò che appare un limite può diventare una risorsa se ad ogni fallimento ci si rialza senza mai mollare perché non vi è la fine fino a quando non vi è rinuncia.
Dalla lettura degli elaborati creati ci siamo resi conto che in effetti essi riflettevano il nostro stato d’animo, forse anche condizionato dalla visione di quel particolare cortometraggio sulla “disabilità” vista come “diversa abiltà”. E sono emerse la felicità, la solitudine, la ricerca dell’amicizia, la delusione…
E così siamo riusciti a tirar fuori dal nostro intimo ciò che con le parole non avremmo potuto esprimere rappresentando con il Caviardage il pensiero nato dal nostro cuore. Insomma, ci siamo lasciati chiamare dalle parole, le abbiamo illuminate e fatte brillare di bellezza e il risultato è stata la creazione di piccoli capolavori e di una sensazione di benessere.
Angela Arbore, classe II C, Santarella, a.s. 2019/20