LIGNANO SABBIADORO… STIAMO ARRIVANDO!

Sapete quando si parla di obiettivi da raggiungere e superare? Bene: noi debaters della Scuola Media “L. Santarella” ne sappiamo qualcosa!

Siamo una delle quattro squadre semifinaliste della Gara Nazionale Middle School del Debate. La sede del nostro futuro incontro è Lignano Sabbiadoro in Friuli Venezia Giulia!!!

Da quando sono iniziate le gare, abbiamo sempre concluso ogni match con gli occhi lucidi, il batticuore e soprattutto tenendoci tutti per mano con il fiato sospeso. Ogni sfida è stata una battaglia combattuta con avversari validi e preparati. In particolare, gli ultimi due incontri sono stati molto avvincenti e difficoltosi, perché abbiamo affrontato l’impromptu, ossia la discussione di una mozione, conoscendo gli argomenti solo un’ora prima della gara, chiusi in una stanza e senza l’ausilio di dispositivi elettronici, ma non ci siamo abbattuti e con la collaborazione di tutti abbiamo superato anche questo.

E siamo riusciti a fare tutto anche grazie alle nostre guide che ci hanno aiutato e motivato, anche perché è solo il secondo anno che la Scuola Santarella partecipa a questa avventura.

Ragazzi della Santarella, fate il tifo per noi! 

Fate il tifo per la  nostra squadra composta da Elisa Colasanto III D, Elena Calò III G, Cecilia Lopetuso II G, Riccardo Mazzilli II E, Domenico Zucaro III B e Francesco Mariotti II D. 

Buona fortuna a noi!

Cecilia Lopetuso II C e Francesco Mariotti II D, “Santarella”, a. s. 2023/24

#CUORICONNESSI – riflessioni

La sicurezza online è un argomento importante di cui parlare perché in questi anni si usa molto la tecnologia.

A causa di questo si sono sviluppate nuove forme di pericolo che colpisce soprattutto i ragazzi e le ragazze adolescenti che entrano in contatto con degli sconosciuti attraverso videogiochi, app di incontri, ecc…

Come adolescente trovo estremamente utile essere informati su pericoli come l’adescamento online, il cyberbullismo e il sexting e ritengo che sia indispensabile essere educati all’uso consapevole della rete.

Penso inoltre che sia giusto usare lo smartphone in maniera prudente: non bisognerebbe condividere immagini intime o perfino del nostro viso, perché ci dovremmo ricordare, come dice il Decalogo contro il bullismo di #Cuoriconnessi, che il mondo online è formato da altri esseri umani che in qualunque modo, in poco tempo, potrebbero attingere molte informazioni su di noi, danneggiando la nostra dignità.

Dignità che non deve essere assolutamente violata, come dice l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei diritti umani.

Personalmente prendo un po’ le distanze da tutto quello che rappresenta il mondo online.

Utilizzo, come chiunque altro, i canali di comunicazione veloce come WhatsApp, mi piacciono, come per tutti gli adolescenti, le app che stordiscono con musica, immagini e colori, ma condivido pienamente il 6° punto del Decalogo “Il Manifesto della comunicazione non ostile”: Le parole hanno conseguenze.

Più degli schiaffi, più delle botte, le parole feriscono e fanno male. Quando si commenta nelle chat o quando si pubblicano le proprie opinioni bisogna sapere che dall’altra parte c’è qualcuno, una persona con propri sentimenti e idee. Ciò che diciamo ha conseguenze: può persino modificare il pensiero degli altri.

Io cerco di fare attenzione a ciò che dico, spero di riuscirci sempre.

Sarebbe bello se tutti facessero lo stesso, pesando sempre le proprie parole.

Grazia Maria Marcone, classe II C, “Santarella”, a.s. 2023/24

Storie tratte da “Cuori Connessi”

LA STORIA DI YASMIN

“Cuori connessi” è un progetto nato dalla collaborazione tra Unieuro e la Polizia di Stato contro il cyberbullismo per avvicinare tutti ad un uso consapevole della rete e della tecnologia.

Questo progetto ha dato vita ad alcuni libri in cui sono raccolte delle storie reali raccontate da vittime del cyberbullismo e a volte dai bulli stessi.

Tra le storie lette mi ha colpito quella di Yasmin perché mi ha fatto riflettere su diversi concetti: il pregiudizio, l’uso corretto dello smartphone e dei social e il potere dei libri.

Yasmin sostiene che, se si è vittima di un’ingiustizia, si sta male, soprattutto quando non si ha nessuno che ci difende e se, chi assiste all’ingiustizia, non prende le nostre difese.

Sono d’accordo con Yasmin sul fatto che lo smartphone sia uno strumento che debba favorire le relazioni e il dialogo. Infatti i social servono ad espandere le nostre culture, stimolando il confronto.

“Il web ci aiuta a sentirci speciali e non diversi”; è una frase che mi ha fatto riflettere perché tutto ciò che troviamo sul web ci dovrebbe aiutare a crescere e a migliorarci e non il contrario.

Yasmin grazie ai libri ha scoperto molte cose su di sé che l’hanno aiutata a “generare consapevolezza”, a farla crescere e a sviluppare empatia verso l’altro.

Ho riflettuto sul fatto che immedesimarsi nell’altro ci rende persone migliori e che dovremmo utilizzare il nostro cervello, farci sempre delle domande quando siamo online e che le persone forti sono quelle che aiutano e non quelle che offendono o accusano.

Davide Imperatore, classe II C, “Santarella”, a.s. 2023/24

IL RACCONTO DI GIULIA

Un’altra storia tratta dal libro “Cuori connessi” è quella di Giulia.

Giulia era abituata ai richiami della professoressa Gerpini perchè era sempre distratta.

Una mattina Gerpini interrogò Letizia che andò nel pallone perchè aveva difficoltà nell’esprimersi.

Lo sguardo di Giulia intanto cadde su Lori che stava riprendendo Letizia,ma non ci fece troppo caso.

Nei giorni seguenti però Isa, Cecilia e Lori iniziarono a ferire Letizia.

Lei non conosceva le chat che finivano online, ma nessuno (compresa Giulia) l’avvisò.

Verso gennaio Raf, un amico di Giulia, le fece vedere un video in cui Letizia puliva il sedile della sua bici che era stato imbrattato .

Subito Giulia comprese che gli artefici erano Lori e Ceci.

La vita procedeva tranquillamente e si preferiva non discutere dell’argomento, un giorn,  però, Giulia decise di parlarne con degli amici che le dissero che se Letizia non chiedeva aiuto non potevano farci niente.

Un giorno Letizia e Giulia si incontrarono e parlarono della questione e da qui venne fuori che, pur di farla stare zitta , la pagarono.

A maggio le due ragazze si rividero e decisero di andare a fare una denuncia alla polizia.

Il gruppetto venne denunciato e comprese che gli errori si pagano a caro prezzo.

Ma la cosa bella è che l’arroganza di chi rovina la vita agli altri, una volta denunciato, si scioglie come neve al sole.

Lopetuso Cecilia, classe II C, “Santarella”, a.s. 2023/24

Relazione Safety Internet Day

Il giorno 6 febbraio, ogni anno, è il Safety Internet Day, un giorno in cui lo staff di “Cuori connessi” organizza una diretta in cui parlare di temi importanti, come il cyberbullismo. L’inizio della diretta è stato inaspettato: essa non è iniziata con i saluti e l’introduzione da parte di un presentatore, ma con una ragazza che leggeva delle pagine su cui era descritta la sua esperienza. Ha parlato dell’importanza e del peso delle parole e di quanto la diversità sia un pregio, non un difetto come spesso la intendiamo noi. Dopo questa breve lettura è arrivato il presentatore che ci ha introdotto nella quarta edizione del Safety Internet Day dicendoci che c’erano oltre 250.000 scuole connesse in tutta Italia, proprio come lo eravamo noi. E dopo questi primi minuti di introduzione di ciò che avremmo fatto e di ciò a cui avremmo assistito, sono state intervistate due figure importanti: Vittorio Pisani, un generale di polizia, e Giancarlo Nicosanti, uno dei responsabili di Unieuro. Ad entrambi sono state poste delle domande e poi ognuno di loro ha parlato, esprimendo la propria opinione. Vittorio Pisani ha esordito dicendo che c’è bisogno di formazione, bisogna recuperare alcuni valori educativi come quello del rispetto, affetto….e solo la conoscenza di questi valori comporterebbe l’uso responsabile dei social. Poi ha continuato dicendo che è importante non voltarsi dall’altra parte in una situazione di bullismo, non restare indifferenti e dare maggiore sostegno alla vittima. Per questo, sono fondamentali delle regole per l’utilizzo dei cellulari e sarebbe meglio distaccarsene durante le ore didattiche per un distacco fisico dall’apparecchio. Successivamente ha parlato Giancarlo Nicosanti che sostiene innanzitutto che la partecipazione a questa diretta determina la conoscenza di questi aspetti anche da parte dei ragazzi. Ricorda di essere consapevoli di trovarsi in una comunità e che quindi possiamo avere sostegno da parte degli altri. Afferma che un’azienda di elettronici garantisca a chi vende un dispositivo, la consapevolezza di utilizzo. Consiglia sempre di essere contrari al cyberbullismo e di “non fare agli altri ciò che non volete sia fatto a voi”. Così i due ci hanno salutati e siamo passati ad ascoltare l’esperienza di Veronica, che è stata intervistata da Luca Pagliari. Tutto iniziò in terzo superiore, quando i suoi compagni le fecero credere che un ragazzo si fosse innamorato di lei. Poi in quarto e in quinto, la situazione peggiorò: le si attribuirono vari nomignoli e rimase totalmente sola. Infatti dice che la solitudine diventa il tuo compagno di viaggio, per questo è fondamentale il sostegno di qualcuno. Dopo Veronica, è stato intervistato Domenico Cuomo, che confessa di essere “poco social” ma lavorandoci purtroppo conosce tutti gli aspetti positivi ma anche negativi del web. Infatti spesso i commenti sui social fanno male, per questo bisogna avere il coraggio di denunciare e ricorrere a figure che ti possono aiutare come psicologi, ma anche semplicemente genitori, amici stretti o professori. Successivamente sono state poste alcune domande ad Elisa, l’ illustratrice che si trovava durante la diretta e che era stata incaricata di produrre un disegno mentre ascoltava la diretta. Dice di essere stata ispirata dalle parole, da tutte le parole forti che sono state dette. Disegnare è una sua passione ed è questo che adesso l’ha portata a fare l’illustratrice. Ma non solo con lei si parla di passione. Infatti poco dopo è stata intervistata anche Elisa La Fransisca, una campionessa di scherma e capo coordinatore di polizia. Con lei si discute che non solo è importante l’ aspetto esteriore ma è fondamentale l’interiorità come anche la diversità. E’ importante avere delle particolarità e avere la capacità di scegliere da che parte stare. Inoltre definisce lo sport come una via di fuga, per sentirsi felici e non pensare a nulla. “Cuori connessi”, inoltre, ha pubblicato vari libri in cui si racconta la storia di vari ragazzi che hanno vissuto esperienze di bullismo e Luca Bagliari ce ne ha lette alcune. Ha iniziato col parlarci della storia di Gaia che ha dovuto combattere con sua madre questo incubo del bullismo. Poi ha parlato della storia di Giulia, che dopo essersi resa conto di una situazione di bullismo nella sua classe ha deciso di non restare indifferente. E infine la storia di Red che per qualche follower e like in più, ha messo in pratica challenge estreme, mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri. Dopo ciò, Luca ha dato la possibilità ad alcuni ragazzi di fare qualche domanda a Cristina Bonucci, la psicologa della polizia di stato. E così siamo arrivati alla fine con un commento da parte di Matteo Piantedosi, ministro dell’interno. Anche lui ha condiviso una sua riflessione riguardante il web. Sicuramente la rete si riflette sulla vita dei più giovani e permette di fare ricerche o relazionarsi con gli altri. Ma assistere a queste manifestazioni ci permette di conoscere anche i rischi, perché ad accompagnare questi pregi del web, ci sono anche tanti difetti. La manifestazione si è conclusa così. Innanzitutto ringrazio tutto lo staff per l’ideazione e realizzazione del progetto che credo sia stato molto formativo e utile per noi ragazzi. A me è piaciuto molto e spero che anche l’anno prossimo avremo la possibilità di assistere a questa live.

Tedone Giulia, classe II C, “Santarella”, a.s. 2023/24

APPUNTAMENTO CON IL “LICEO ORIANI”

Il 6 febbraio 2023, sono andata con altri sei compagni della scuola Santarella e due professoresse al Liceo Oriani (il Liceo Classico di Corato) per seguire un progetto sul bullismo/cyberbullismo. Ero stata sorteggiata per partecipare a questo progetto, quindi essendo l’unica della classe mi sentivo un po’ spaesata, non troppo però, poiché ero sicura che avrei socializzato subito con qualcuno. Infatti su le poche sette persone della scuola che avevano partecipato al progetto ne conoscevo tre. Quindi la mattina del 6 febbraio alle 8:30 mio padre mi ha accompagnato al Liceo Oriani, non sapevo dove andare ma delle ragazze della scuola superiore mi hanno accompagnato nel luogo della riunione dove trovai i miei compagni e le professoresse. Come ogni convegno, l’ospite si presentò era un vicequestore, di nome Pietro Battipede. Per cominciare, dopo le presentazioni, il vicequestore chiamò una ragazza delle superiori e una ragazza delle medie dalla platea, si chiamavano Nausica e Valentina, una mia compagna di scuola. Il Signor Battipede cominciò a porre loro delle domande e chiese a Nausica secondo lei che cosa fosse la legalità. Lei rispose che la legalità indica dei comportamenti che devono essere commessi in piena libertà personale senza che questi interferiscano sulla libertà altrui, questa risposta fu molto significativa a mio parere. Poi il vicequestore ha chiesto a Valentina quale fosse la differenza tra regole e norme, lei principalmente non lo sapeva, ma alla fine grazie agli insegnamenti di Battipede abbiamo compreso che le leggi sono composte dalle norme e la regola è un qualcosa che si dovrebbe eseguire per non trovarci in situazioni inopportune. In seguito sono state poste altre domande come: che cosa fossero il cyberbullismo e il bullismo. Il bullismo è tutto ciò che non rispetta l’altra persona dal punto di vista fisico e psicologico, mentre il Cyberbullismo è un tipo di violenza principalmente psicologica che avviene attraverso dispositivi elettronici. L’ultima domanda parlava di un argomento a me per niente noto, infatti all’ascolto di quella parola feci subito una faccia stranita: si trattava del  “Mobbing” e non avrei mai pensato che questa forma di bullismo potesse esistere, credevo che il bullismo fosse solo presente nelle scuole, ma invece no, infatti il mobbing è una forma di bullismo però nell’ambito lavorativo, la situazione in cui un dipendente potrebbe essere escluso o malpagato, quindi mobbizzato. 

Dopo aver concluso questo discorso sul bullismo, il Signor Pietro Battipede ci ha parlato un po’ della sua carriera di agente poliziesco e dei tipi di reato.

I tipi di reato ad esempio sono due: a denuncia e a querela, quello a denuncia è per esempio la rapina che può essere denunciata da tutti, invece il reato a querela può essere denunciato solo dalla vittime, come per esempio la violenza sessuale, però in questi casi se si ha a che fare con un minorenne inimputabile per denunciare deve avere il consenso dei genitori. Se invece la vittima è imputabile, quindi ha  14+  ci si può presentare al giudice da soli.

In seguito, a questo confronto tra noi ragazzi e il Signor Battipede, è arrivato il mio momento preferito, quello in cui il vicequestore ci ha raccontato una sua impresa poliziesca.

Lui ed altri poliziotti stavano da tempo cercando un killer, Roberto Succo, questo dall’Italia arrivò in Francia ma poi tornò a Treviso dove fu colto di soppiatto dalla polizia. Battipede ci ha raccontato nei minimi dettagli come ha fatto a catturarlo, egli si trovava a Treviso e, nella notte, il killer alle 3 si avvicinò ad una villa come se fosse la sua, però il cane abbaiava, questo fu il segno che fece insospettire il vicequestore, quindi gli agenti corsero verso Roberto per arrestarlo e fortunatamente arrivarono prima, perché nella sua macchina il killer nascondeva una pistola. Se malauguratamente alla macchina fosse arrivato prima Succo, per la polizia si sarebbe messa male. Finalmente Roberto Succo era stato arrestato.

Dopo aver ascoltato questa storia, vedevo quell’uomo con occhi diversi, era impressionante avere davanti a sé un uomo che aveva rischiato la vita per ammanettare un serial killer.

Dopo di che abbiamo visto un cortometraggio sul bullismo, ma a quanto pare nessuno l’ha capito molto bene, sia per la luce del sole che rendeva lo schermo nero e per il volume troppo alto che creava eco, ma tralasciamo i  piccoli inconvenienti. Alla fine dell’incontro il Signor Battipede ci ha parlato di un giornalino a cui possono partecipare, amanti della scrittura e del disegno. Credo che farò un pensierino sulle illustrazioni.

Arrivarono d’improvviso le 10:30, il tempo era volato e dopo aver fatto la foto di rito, siamo tornati a scuola felici ma sudati, sembrava una giornata d’estate. Mi ha entusiasmato molto quest’esperienza e non vedo l’ora di continuare questo percorso.

Laura Sveva Dell’Aquila, classe II C, “Santarella”, a. s. 2023/24

LA RICONQUISTA DELLA LIBERTÀ. PERCHÉ VIVERE IN DEMOCRAZIA È MEGLIO

Non c’è alcun dubbio che la democrazia sia la forma di governo più giusta, più equa, affinché il popolo possa vivere sereno. Questo lo dimostra la storia, la nostra storia! Il 25 aprile si celebra in Italia la Festa della Liberazione, ovvero la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo. A parlarne nella nostra classe quest’oggi, mercoledì 17 aprile, sono intervenute alcune esponenti dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), ex docenti di scuola che, in maniera del tutto volontaria e appassionata, mettono a disposizione il proprio tempo libero per tenere vivo il ricordo di quanti presero parte alla lotta contro il nazifascismo anche a costo della propria vita affinché l’Italia fosse libera. Credo che la parola-chiave nelle due ore trascorse oggi in classe sia proprio LIBERTÀ. Se non avessimo un governo democratico, oggi non avremmo potuto parlare di tutto ciò. Democrazia è avere la libertà di parola, di pensiero, di religione. La libertà ci permette di esprimere il nostro pensiero, le nostre opinioni senza avere paura di subirne le conseguenze. Essere liberi ci permette di vivere, di essere ciò che vogliamo essere e questo è semplicemente meraviglioso.

Per un attimo ho chiuso gli occhi e ho immaginato come viveva un mio coetaneo durante il regime fascista e sono giunto alla conclusione che la sua non era vita perché come si può pensare di vivere quando “qualcuno” controlla ogni aspetto della tua vita? Si sopravvive, ma non si vive. I Partigiani, uomini, ma anche donne, bambini, anziani, persone comuni, muniti solo di tanto coraggio hanno difeso il più grande di tutti i diritti: la vita. Il partigiano era come il papavero che, se lo cogli, i suoi petali si staccano ed esso muore proprio come il partigiano che, pur sapendo che unendosi alla lotta contro il regime sarebbe andato incontro a morte certa, non si è tirato indietro. Questi sono gli eroi, queste sono le persone da ammirare. Queste persone hanno difeso la propria “madre”, l’Italia senza indugio.

“Io vado, madre.

Se non torno, sarò fiore di questa montagna

frammento di terra per un mondo più grande di questo”. (Abdulla Goran)

Allora amiamo questa “madre”. Rispettiamo i principi su cui si basa la nostra Costituzione. Gridiamo a squarciagola quanto siamo fieri di essere italiani e quanto siamo fieri degli italiani che hanno salvato noi donandoci la libertà.

Sono un italiano, e ne sono fiero.

Francesco Cimadomo, Classe II D, “Santarella”, a.s. 2023/24

Le favole

Forse questo sole non mi ha mai accolto veramente.

Ma il loro pregiudizio, oh lui, sì che risplende.

La gente non capisce ciò che io davvero voglio,

io anche in un solo libro cerco cura, non orgoglio.

Perché forse in questa sera di novembre io probabilmente

son caro solo alle stelle.

E solo loro piccole e lucenti han forse capito chi sono.

Ma io vado avanti e stringo i denti, con quell’uomo ragnatela

e quel cantante che per ultimo è stato lasciato,

come un cane abbandonato.

Questa poesia forse è solo egocentrismo

Oppure un accenno di realismo.

E non è vero che da altri sono aiutato.

In un mondo in cui sono solo, l’aiuto vero va guadagnato.

E credeteci un po’ alle favole!

Che voi la morale non la volete, anzi la cercate solo quando conviene.

Perché forse avete paura di voi stessi,

Avete dei segreti, eppure mostrate solo riflessi.

Perché in questo mondo di infami e di bugiardi

alla falsità non serviranno nemmeno le armi.

provate a mostrare un po’di fragilità.

Perchè qui che vi sentite tutti grandi,

E poi forse diventate dei tiranni!

Ma provatela quella sensazione di essere soli come un barbone.

Di non essere mai capiti.

Perché nessuno vi ha mai ascoltati.

Allora lasciatemi con la luna e le stelle,

che insieme ai sogni sfiorano la mia pelle.

Questa pioggia che si abbatte sulla città è serena

perché quella gente comandare mai vedrà.

Luca Marcone, classe 3^ sez. C, Scuola Santarella, a.s. 2023/24

                                            

Dalla poesia alla canzone…. è un attimo!

Ciao a tutti,

sono una studentessa di terza media che, come tutti gli altri alunni, quest’anno ha affrontato il tema della poesia e abbiamo studiato come si analizza un testo poetico. Siamo quindi passati dal capire di che tipo, era ogni verso del testo (binario, ternario…) all’individuare tutte le figure retoriche fino alla parafrasi del brano. Qualche giorno fa, poi, la nostra professoressa ci ha chiesto di scegliere una canzone che ci piacesse per allenarci proprio nella ricerca degli elementi caratterizzanti una poesia. Come compito per casa ci ha assegnato l’analisi della canzone scelta.

Inizialmente ho pensato fosse veramente molto noioso, ma alla fine… l’ho trovato bellissimo!                                                                                                                                       

È così che ho scoperto che la poesia non è solo il solito testo letterario al quale siamo abituati e che troviamo spesso nei libri di scuola, ma può anche essere rappresentata da un qualcosa che accompagna le nostre vite ogni giorno, LA MUSICA.                                                                         

Vi lascio adesso alla lettura del testo da me prodotto riguardante la canzone di Jovanotti uscita nel 2005, “MI FIDO DI TE”.

Questo brano è considerato uno dei più belli mai composti dal cantautore italiano dato l’importante significato che trasmette. Come dice, infatti, il verso “la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”, in ogni cosa che facciamo ci deve essere quella piccola parte di noi che ha paura, simboleggiata dalla vertigine, un timore però che non ci immobilizza ma ci stimola a dare il massimo; nel ritornello poi la canzone recita: “Cosa sei disposto a perdere?”: perché, può sembrare strano ma per vivere la vita a pieno dobbiamo rischiare, è proprio questo ciò che il verso vuol significare. La canzone tratta tematiche molto importanti, come quella sulla fragilità dell’uomo e di come sia bello poter affidarsi ad un’altra persona, condividere le preoccupazioni e non dover, da soli, portare peso delle difficoltà sulle nostre spalle. Varrà, infatti, sempre la pena di rischiare dando fiducia all’altro per essere felici. La frase “MI FIDO DI TE” è una di quelle frasi che pronunciamo poche volte nella vita e a pochissime persone, solo a coloro che riteniamo giusti per noi e su cui sappiamo di poter contare. Posso affermare con certezza che questo “complimento” (perché lo è) è uno dei più belli che possiamo rivolgere ad una persona. 

Passo, adesso, all’analisi formale della canzone, quindi all’individuazione delle figure retoriche, della lunghezza dei versi e delle strofe.                                                                                                                                                                Parto subito!  Allora, nel testo possiamo trovare nove strofe composte tutte da otto versi tranne il ritornello, composto invece da sette versi. I versi hanno lunghezze differenti, perciò sono detti sciolti, e non hanno rime, tranne per qualche verso che presenta uno schema metrico tipico della rima baciata. La canzone presenta figure retoriche di suono come la consonanza, nella ripetizione di consonanti come la C e la L, l’assonanza nella ripetizione di vocali come la A, la E o la O: grazie a queste figure retoriche si alternano immagini cupe a immagini gioiose nella lettura del brano. Per le figure retoriche di significato riscontriamo la presenza di un ossimoro, ovvero l’unione di due termini opposti, che si presenta quando nella canzone vi è “assassini per bene”, e due enumerazioni entrambe per asindeto, cioè l’unione di più parole divise esclusivamente dalla virgola. Abbiamo anche un enjambement, presente nel ritornello quando recita nel primo rigo “la vertigine non è” e poi nel rigo successivo “paura di cadere”. Finita la parte formale possiamo dedicarci al commento personale riguardo la canzone, sia dal punto di vista dell’autore che dal mio.                                                                                                                            

Jovanotti con questo brano vuol far capire agli altri quanto sia difficile dire ad una persona “MI FIDO DI TE”, infatti si carica l’altro di una responsabilità non da poco: accettare anche la nostra parte più brutta. Una cosa ancora più difficile è capire se siamo disposti anche noi a metterci a servizio dell’altro.

Era da molto tempo che non ascoltavo questa canzone, così con questo compito ne ho approfittato per risentirla. Questo brano mi ha sempre ricordato quell’idea di famiglia perfetta, completa che non ho mai potuto apprezzare del tutto ed è forse questo, il motivo per il quale da un po’ di tempo non l’ascolto più. Comunque, la canzone rimane e rimarrà sempre tra le mie canzoni preferite, non solo per quello che rievoca in me, ma anche per il contenuto di cui il titolo è l’emblema e che esprime uno dei concetti esistenti più forti e intensi.  A volta non diamo molto peso ad essa o, peggio, quando potremmo, non la pronunciamo mai.

Ci sarebbero un sacco di canzoni con cui confrontare questo capolavoro, ma ne nominerò solo qualcuna, come “HO BISOGNO DI CREDERE” di Fabrizio Moro che parla, come nella canzone di Jovanotti, di quanto sia bello fidarsi degli altri per poter essere felici, o “UN’ ALTRA VOLTA DA RISCHIARE” di Ermal  Meta che invece insegna l’importanza di rischiare nella vita per provare nuove cose per riuscire a godersi ogni istante.                                                                                                                        

Ecco qui l’analisi della canzone di Jovanotti “MI FIDO DI TE”.

Alla prossima,                                                                                                                                                                            Francesca D’Introno,  classe III G, “Santarella”, a.s. 2023/24

DA ALUNNA A PRESENTATRICE…. IL PASSO È BREVE!

So che adesso alcuni di voi stanno morendo dalla voglia di sapere il come ed il perché di questa mia esperienza ed è per questo che oggi scrivo questo articolo!

La mia esperienza si colloca nell’ambito del Progetto “Continuità”, rivolto agli alunni di classe quinta della primaria e finalizzato ad accoglierli nella nostra scuola attraverso la partecipazione ai laboratori didattici in cui noi alunni di terza e seconda della Secondaria siamo stati protagonisti.

Le prime giornate in cui le attività si sono svolte sono state il 14 e 15 novembre in cui abbiamo messo in scena una fiaba. Con l’aiuto del kamishibai abbiamo rappresentato la fiaba “IN UNA NOTTE DI TEMPORALE” di Kimura Yiuchi, una scrittrice giapponese. Abbiamo scelto questo testo per collegarci a Italo Calvino, uno scrittore di cui quest’anno si è celebrato il centenario dalla nascita. Il suo ultimo lavoro è stato “LEZIONI AMERICANE”, opera in cui lo scrittore si sofferma sul POTERE delle parole. Tra queste v’è la parola “VISIBILITA’”, selezionata dal Dipartimento di Italiano per il laboratorio didattico.

Una frase celebre di Calvino è la seguente: “All’origine di ogni mio racconto c’è un’immagine”.  E’ proprio questo il tema principale della fiaba!

Dopo averla inscenata, con l’ausilio di marionette di carta, abbiamo chiesto ai bambini cosa ne pensassero e abbiamo proposto loro un’attività: muniti di carta e penna, a coppie, hanno ideato e scritto un finale possibile. Dopo che tutti hanno finito di scrivere, li abbiamo invitati a mettere in scena sul kamishibai i loro lavori. E’ stato sorprendente!

Nella seconda giornata di laboratorio, il 2 dicembre, abbiamo proposto ai bambini un’attività diversa. Li abbiamo accolti e fatti accomodare in un’aula della scuola e abbiamo presentato brevemente lo scrittore Italo Calvino. Dopo la spiegazione, i bambini si sono alzati e con il nostro aiuto hanno strappato un grande foglio di carta. Da questo foglio di carta sono uscite forme di tutti i tipi! Dopo che i bambini si sono seduti, disposti a coppie, abbiamo chiesto loro di provare a vedere qualcosa in quelle forme e, da quelle creature della loro fantasia, li abbiamo supportati ad inventare una narrazione fantastica. Terminata la scrittura, ognuno di loro ha letto la propria storia. Le storie erano tutte stupende, perché erano molto divertenti e fantasiose!

La terza e ultima giornata di laboratorio a cui ho partecipato è stata quella del 16 dicembre, l’Open Day, e se proprio devo dire, la mia preferita!

Io e altri ragazzi ci siamo recati a scuola nel pomeriggio, tutti travestiti e truccati. Ma perché?  Se magari mi fate arrivare al punto ve lo spiego!

Il tema dell’Open Day era sempre Italo Calvino, e per quel laboratorio abbiamo deciso di raccontare ai bambini l’opera “IL CASTELLO DEI DESTINI INCROCIATI”. La storia narra di alcuni uomini che ad un certo punto perdono la propria voce e, andandosi a rifugiare in un castello sperduto, trovano delle carte per comunicare, i tarocchi!

Se per caso ve lo state chiedendo, vi dico che i tarocchi sono quelle carte che le cartomanti usano per predire il futuro…

Io e un’altra ragazza interpretavamo le cartomanti mentre gli altri ragazzi impersonavano proprio i personaggi dei tarocchi. In modo divertente e fantasioso ci siamo presentati ai bambini ed abbiamo proposto loro un’attività: su un foglio di carta avrebbero dovuto individuare alcuni dei tarocchi e, dopo averli scelti, avrebbero dovuto creare una breve storia. Sempre con il nostro aiuto hanno raccontato la loro storia e, come ricordo della giornata, abbiamo regalato loro un segnalibro con il simpatico tarocco del Matto.

Questa è stata la mia attività preferita perché mi è piaciuto molto travestirmi e immedesimarmi nel mio personaggio.

A dire il vero, tutte le attività mi sono piaciute e sono andate tutte molto bene.

Molti di voi si staranno chiedendo cosa significa il titolo del mio articolo: “DA ALUNNA A PRESENTATRICE…. IL PASSO È BREVE!”.

Ve lo rivelo subito!

Purtroppo, io ho frequentato la classe quinta della Scuola Primaria nel periodo del Covid e, quindi, i “laboratori” per la Continuità che ho seguito si sono svolti online. Vi posso dire che fare queste attività in presenza, incrociando gli sguardi e percependo lo stupore dei più piccoli mi ha emozionata molto, perché a parteciparvi non ero io, ma quella bambina di quinta elementare che a causa di un brutto virus non ha vissuto tutto questo.

Se siete arrivati a questo punto, vi ringrazio di cuore per aver letto il mio articolo!

Silvia Mastro, classe III G, “Santarella”, a.s. 2023/24