La Giornata della Memoria è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1° novembre 2005 per ricordare per sempre il genocidio degli ebrei nei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa giornata ha un duplice compito: quello di ricordare, per far sì che nessuno dimentichi l’orrore dell’Olocausto, e quello di tramandare, di raccontare la Shoah alle future generazioni e assicurarsi che non accada mai più niente del genere.
Tra il 1939 ed il 1945, a causa di un’ideologia razzista, promossa dal regime nazista guidato da Adolf Hitler, che prevedeva la “purificazione” del mondo da tutto ciò che non appartenesse alla razza “ariana”, furono uccisi, infatti, circa sei milioni di ebrei.
I nazisti chiamarono questa operazione di sterminio la “soluzione finale” che avvenne in seguito all’emarginazione completa degli ebrei dalla società tedesca. A questi, infatti, era proibita qualsiasi partecipazione alla vita sociale, compreso il divieto di matrimonio tra tedeschi ed ebrei, in seguito alla promulgazione delle leggi di Norimberga.
Lo sterminio degli ebrei ebbe inizio in Germania per poi espandersi con le conquiste del Terzo Reich a quasi tutta Europa; essi inizialmente furono concentrati in quartieri delle città chiamati “ghetti” e successivamente furono trasferiti nei campi di concentramento e di sterminio dove erano torturati, costretti a svolgere lavori forzati e sottoposti ad esperimenti pseudoscientifici e impiegati come cavie umane.
Uno di questi campi, il più conosciuto, è Auschwitz dove arrivavano continui carichi di persone. Qui, i deportati erano assoggettati ad una selezione iniziale che “salvava” solo momentaneamente le persone capaci di lavorare duramente, mentre gli altri erano immediatamente condotti verso la meta dove tutti i prigionieri erano destinati alle camere a gas.
Questo sterminio comprendeva anche gli omosessuali, le persone afflitte da disabilità, gli zingari, gli oppositori politici ed i testimoni di Geova.
Quando i tedeschi occuparono l’Italia, dove vigeva il regime fascista, che aveva emesso le leggi razziali ad esclusione degli ebrei dalla vita sociale, iniziò la deportazione e lo sterminio che costò la vita a circa ottomila ebrei italiani.
Stiamo parlando di un passato che resterà indelebile e che nostro malgrado ci appartiene, a cui non possiamo rimanere indifferenti, perché ancora oggi si raccolgono le testimonianze dei sopravvissuti.
Primo Levi, ad esempio, scrittore di origine ebraica, racconta la sua personale esperienza da deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia.
Egli nacque in una famiglia di intellettuali, si laureò in chimica e questo divenne il suo lavoro principale che lo salvò dallo sterminio, ma, dopo la drammatica esperienza come deportato, diventò scrittore.
Nelle sue opere, tra cui il romanzo “Se questo è un uomo”, Levi, racconta le brutalità delle azioni compiute dai nazisti; gli ebrei, infatti, non erano considerati più uomini, né animali, né risorse ma semplicemente scarti numerati. I tedeschi rasavano loro i capelli, toglievano ogni effetto personale, li separavano dalle proprie famiglie, di cui perdevano ogni notizia, li umiliavano, li trattavano con violenza, fino a demolire anche la loro dignità.
Da queste testimonianze bisogna solo apprendere, per migliorare il nostro futuro in quanto non si possono ascoltare, ancora oggi, episodi come quello di due ragazze che per sentirsi grandi importunano, insultano con gesti riprovevoli e picchiano un bimbo ebreo che sta giocando. Un atteggiamento discutibile e punibile, senza alcun dubbio, perché significa vivere senza valori, senza sani principi di vita e senza amore per il prossimo.
Lasciateci esporre un’osservazione, secondo noi il razzismo è semplicemente la conseguenza della paura del diverso che, unita all’ignoranza, sfocia in violenza. È importante ricordare questi eventi del nostro passato e dedicare più di una giornata alla memoria di quanto è accaduto.
Amorese Sofia, Barresi Angelica, Biancolillo Annaclaudia, Tedone Daria, classe III B Scuola Santarella, a.s. 2021/22