UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE

Filosofia: amore del sapere. Questo è uno dei più importanti aspetti della storia umana sviluppatosi nel V secolo in Grecia e poi nella civiltà occidentale. Atene fu famosa per i suoi grandi filosofi, ma anche per scrittori immortali tra cui Aristofane.

Proprio riguardo a quest’ultimo, sono stati rinvenuti frammenti di uno dei più celebri testi teatrali: “Gli Uccelli”. Si racconta di due uomini, Pistetero ed Evelpide, provenienti da Atene che, stanchi della vita della loro città, fuggono per fondarne una nuova, ma non sanno bene dove. Allora si rivolgono all’Upupa, Tereo, mezzo uomo e mezzo uccello, che suggerisce loro di creare il proprio regno nel cielo. Gli uccelli, nativi del cielo, non acconsentono subito, ma solo dopo che Pistetero li ha persuasi. Quando i volatili si convincono a fondare una città nelle nuvole, vengono sottomessi dai due amici ateniesi e colonizzati.

Tutta questa vicenda, di grandissima importanza sociale e politica, è stata interpretata da 200 ragazzini e da giovani compresi tra i 7 e i 22 anni proprio qui, a Corato.

Tutti insieme sono riusciti a prepararsi in una decina di pomeriggi e si sono esibiti in Piazza Marconi, spazio forse poco idoneo per una rappresentazione teatrale. Però, recitando dinanzi a tantissima gente con entusiasmo, hanno realizzato l’ambizioso progetto della Compagnia “Teatro degli Apocrifi” di Manfredonia che, dal 2019 ha girato per tutta la Puglia, l’Italia e perfino la Spagna, portando in scena questa bellissima e significativa opera.

Una mattina, la nostra professoressa di Italiano, ci ha proposto di partecipare ad un corso pomeridiano di teatro. Io ho accettato subito, assieme al mio fidato amico Davide e, insieme, alle 17:00 in punto, ci siamo recati presso la nostra Scuola, dove si sarebbero svolte le prove.

All’inizio mi sono sentito un po’ disorientato, perché conoscevo pochi dei miei compagni di avventura. Però, grazie al mio modo di essere, socievole e scherzoso, sono riuscito a familiarizzare con tutti.

Abbiamo iniziato con esercizi per allenare il fisico e la voce e per resistere a stare in piedi o accovacciati per molto tempo, assumendo una vera e propria “postura da uccello”, ma soprattutto per concentrarci e comprendere ciò che stavamo facendo e interpretando. Questo è stato il motivo per cui ero contento di stare tante ore a provare e riprovare la coreografia! Capivo che non dovevo essere una marionetta, che eseguiva meccanicamente le istruzioni del regista. Capivo che il ragazzo che ero, anzi…l’uccello, mi rappresentava, rappresentava i miei ideali e le mie opinioni.

Negli ultimi tre giorni, poi, abbiamo avuto, accanto a noi, anche i ragazzi di Manfredonia e l’entusiasmo si è acceso ancora di più!

La sera dello spettacolo mi sentivo teso, un po’ ansioso e, se qualcosa mette in agitazione me, sempre pronto e sicuro, vuol dire che la situazione è molto, ma molto importante.

Appena salito sul palco, ho sentito un brivido: vedevo nonna, mamma, papà, i miei amici, il Sindaco e la mia professoressa di Italiano che mi fissavano… Ho pensato che dovevo dare il massimo e così ho fatto.

Mentre recitavo, pensavo a ciò che Aristofane voleva dire, alla metafora del suo racconto.

Lui era stanco delle ingiustizie della sua Atene e ha raccontato di Pistetero ed Evelpide che vogliono fondare una nuova città. Ma Aristofane ha anche descritto l’imperfezione dell’essere umano, dimostrando che anche Pistetero ha sbagliato governando da tiranno la nuova città.

Io ho riflettuto su questo tema.

Per fortuna lo spettacolo si è concluso con un lieto fine.

Infatti, le felpe nere che simboleggiavano la sottomissione alla tirannia di Pistetero, noi uccelli le abbiamo buttate via, in segno di ribellione e abbiamo cantato per l’ultima volta il “DOLIE’ TAMBI TAMBILA”, colonna sonora dello spettacolo, inno alla libertà e alla concordia.

Esperienza INDIMENTICABILE!!!!

Francesco Mariotti, classe II D – “L. Santarella” – a.s. 2023/24

FROM SYRIA: IS THIS A CHILD?

Venerdì 17 marzo noi alunni di seconda e terza media ci siamo recati al Teatro Comunale di Corato per assistere alla rappresentazione dello spettacolo FROM SYRIA: IS THIS A CHILD? Prima di entrare festeggiavamo tutti perché per via di questa iniziativa avevamo perso la nostra lezione di Francese in cui era prevista un’interrogazione.

Eravamo preoccupatissimi e invece, voilà, tutto risolto!

Dopo essere entrati e poco prima che le luci si spegnessero la responsabile di quell’evento ci ha spiegato che tutto ciò che avremmo ascoltato e visto erano storie di eventi e persone reali e che attraverso video, senza recitazione ce le avrebbero raccontate. Dopo questa breve introduzione ha avuto inizio lo spettacolo.

Su un palco semi-illuminato si è presentata Giorgia, un’adolescente che per molti anni era vissuta in una casa con una famiglia felice e affettuosa. Nel corso degli anni Giorgia si è abituata ad avere due genitori uniti che parevano inseparabili. Ma purtroppo dopo qualche anno quella coppia aveva cominciato ad allontanarsi e si era separata. Giorgia aveva iniziato a vivere quel momento come una sua guerra, non capendone i motivi.

Dopo il suo racconto, Giorgia ha presentato Abdo, un suo amico che insieme alla sua famiglia ha cercato di sfuggire alla guerra in Siria. Proprio come la sua amica, Abdo ha raccontato la sua storia: anche lui viveva in una grande casa con una famiglia affettuosa e numerosa. Allora il suo paese era già in una situazione precaria e la gente organizzava manifestazioni per ribellarsi. Purtroppo dopo alcuni mesi tutto questo era esploso in un grande conflitto, attivo ancora oggi.

Dopo l’inizio della guerra, Abdo e la sua famiglia avevano provato a scappare dal loro Paese sperando di sfuggire alla guerra, ma come Abdo aveva imparato, trasferirsi è come resettare tutto e ricominciare da zero. Dopo qualche mese dal trasferimento, Abdo aveva deciso di tornare in Siria contro il volere di suo padre, sperando che la guerra fosse finita. Ovviamente lui e la sua famiglia non avevano il telegiornale siriano o un telefono per restare aggiornati sulle condizioni del loro Paese.

Così quando Abdo era arrivato era stato sorpreso da un attacco e dopo essersi ripreso si era accorto di trovarsi davanti a una casa in rottami. La sua casa dopo mesi di guerra non somigliava più a quella dove aveva abitato un tempo. Abdo aveva chiamato poi suo padre per raccontargli cosa aveva visto. Il padre era quindi andato a prenderlo e erano tornati dalla loro famiglia in Italia.

Abdo ci ha spiegato com’è la sensazione del vivere la guerra dal vivo e Giorgia si è riconosciuta nelle sue parole ammettendo che anche per lei la rottura fra i suoi genitori aveva dato inizio a una vita del tutto nuova per lei.

Noi spettatori abbiamo capito con loro che la guerra non è solo una lotta tra Paesi, piena di bombardamenti e attacchi ma che ognuno di noi può vivere una sua guerra in modi diversi.

Alla fine dello spettacolo, Giorgia e Abdo ci hanno mostrato le riprese di una videochiamata con la famiglia di Abdo.

Quello che abbiamo visto era una famiglia in rovina, ma che nonostante tutto aveva ancora una piccola speranza. I fratelli di Abdo hanno raccontato com’è vivere lì, in un luogo dove andare a scuola è di fatto un diritto irraggiungibile, dove si mangia a malapena una volta al giorno e l’acqua è scarsissima.

Io sono rimasta sorpresa dalla calma con cui loro parlavano, probabilmente quella calma era il risultato di una speranza, ormai distrutta, di un Paese un tempo felice.

Dopo la fine dello spettacolo abbiamo chiacchierato con Giorgia, Abdo.  Tornati in classe io e i miei compagni ci siamo confrontati e ho capito di aver sbagliato a gioire per un’interrogazione persa e per una giornata fuori dalla scuola.

Dobbiamo essere grati per tutti i diritti di cui possiamo godere e saperli sfruttare nel modo giusto. Noi siamo molto fortunati a vivere questa vita e dobbiamo goderne ogni giorno impegnandoci al massimo!

Chissà, magari un giorno saremo così forti da poter dare anche noi una mano a chi ne ha bisogno, arrivando a fare passi da gigante.

Elena Contestabile, classe 3^B Scuola Santarella, a.s. 2022/23

FROM SYRIA: IS THIS A CHILD?

Venerdì 17 marzo la nostra classe, la 2^ F, ha assistito ad un bellissimo spettacolo teatrale “FROM SYRIA: IS THIS A CHILD?”, presso il Teatro Comunale di Corato. Siamo stati accolti sul palco da Patrizia La Bianca, Claudia Lerro e Miriam Selima Fieno, regista di questo spettacolo, che ci hanno dato un accenno su quello che avremmo visto. Ci hanno anche detto che tutto quello che gli attori avrebbero detto era reale e ci hanno presentato i protagonisti: Abdo Al Nassef Alnoeme, un ragazzo siriano, e Giorgia Possekel, ragazza quattordicenne italiana con origine tedesche.

Poi lo spettacolo è incominciato. All’inizio sul palco è salita Giorgia che ci ha raccontato la sua vita. Prima dei sei anni Giorgia ha vissuto il periodo più bello della sua infanzia, pensando che la vita sarebbe stata sempre così: stupenda o, come diceva lei, una “gran figata”; ma, quando i genitori si separarono, iniziò la sua guerra familiare e la sua felice infanzia ha preso una piega malinconica. Da quel giorno la ragazza si è isolata dal mondo circostante.

Giorgia successivamente ci ha mostrato un video dove, da piccola, faceva delle domande a sua nonna, ad esempio le chiedeva cosa fosse la guerra e ascoltava i tristi e dolorosi ricordi che la nonna rievocava.  

In seguito è entrato sulla scena Abdo che ha fatto conoscere a Giorgia una vera guerra fatta di bombe, missili ed esplosioni e ci ha raccontato la sua storia. Abdo era il quarto figlio degli otto fratelli e viveva in una famiglia benestante, il padre aveva una concessionaria d’auto e viveva ad Aleppo, una città siriana. Abdo pensava che la vita fosse facile e all’età di dieci anni era già deciso il suo futuro, infatti, accanto a casa sua c’era un gran terreno dove successivamente i figli avrebbero costruito la loro casa. Ma in seguito alla “primavera araba” nel 2011, ci fu una rivolta che coinvolse tutti i paesi arabi e quelli  dell’Africa settentrionale per avere maggiori diritti e così scoppiò la guerra civile in Siria. In seguito a questo evento, la famiglia di Abdo decide di scappare da Aleppo e andare a Damasco per iniziare una nuova vita.

Disegno di Joseph Miscioscia

Ma dopo tre anni, mentre i genitori non erano a casa, fanno irruzione alcuni membri della polizia dicendo che gli uomini della famiglia avrebbero dovuto arruolarsi nell’esercito. Quindi, una volta che i genitori ritornarono a casa, decisero di scappare in Libano, mentre Abdo decise di tornare in Siria ad Aleppo per lavorare e mandare soldi alla sua famiglia. In seguito ad una serie di peripezie, il ragazzo rischia la sua vita, così il padre lo va a prendere e lo riporta in Libano, dicendogli che ha trovato una soluzione di vita migliore, infatti, il giorno dopo partono tutti per l’Italia e arrivano ad Alessandria.

Disegno di Davide Sciscioli

E qui Abdo conosce Giorgia. Successivamente i due protagonisti ci parlano del perché sia scoppiata la guerra in Siria. La popolazione siriana si concentra sulla costa orientale e si trova in una posizione importante e strategica, infatti in questa zona si trovano un terzo delle riserve di petrolio e di gas naturale al mondo, il petrolio viene trasportato in linea retta passando dalla Siria per essere venduto ai paesi europei.

Disegno di Miriana Schittulli

Questo spettacolo ci è piaciuto molto perché abbiamo capito la differenza tra una guerra familiare e una guerra vera e propria e quanto sia  vergognoso che l’uomo possa procurare così tanta sofferenza per motivi e interessi economici. Si è trattato un “docu-spettacolo” molto particolare, a noi ragazzi, spettatori, è stato concesso il privilegio di entrare delicatamente in un mondo privato e lacerante insieme ai protagonisti, che, manovrando diversi dispositivi elettronici e condividendo materiali personali, videochiamate, fotografie, riprese video, hanno accettato di farci conoscere la loro biografia e gli aspetti dolorosi che hanno segnato le loro storie.

Giuseppe Colabella, Massimo D’introno, Giorgio Larrarte, Marco Sciscioli, classe II F Scuola Santarella, a-s. 2022/23                                                

From Siria: is this a child?

Venerdì 17 marzo le classi seconde e terze della nostra scuola si sono recate al teatro comunale per assistere ad uno spettacolo intitolato “FROM SYRIA:IS THIS A CHILD?” i cui attori sono stati Giorgia e Abdo, con la regia di Nicola di Chio e Miriam Selima Fieno. 

Devo ammetterlo, eravamo stati avvertiti che non sarebbe stato uno spettacolo come gli altri: ciò nonostante, appena è cominciato sono rimasta sbalordita dalla tecnica che hanno utilizzato. Due personaggi raccontavano le proprie realtà e non recitavano facendo monologhi o dialoghi tra loro sul palco, ma narravano i loro vissuti riprendendosi con delle telecamere, i cui filmati venivano proiettati su uno o a volte più schermi. Su altri schermi, invece, venivano proiettate immagini e, in alcune scene, carte geografiche. La cosa che mi ha stupito più di tutte è stata il fatto che tutto accadesse in tempo reale con schermi e autori contemporaneamente sul palcoscenico.

 Qualche giorno fa, poi, nel corso di un focus con Claudia Lerro, attraverso una domanda, ho scoperto che questo tipo di rappresentazione teatrale si definisce “DOCUSPETTACOLO”. Nel corso dell’incontro abbiamo anche potuto scoprire i “dietro le quinte” della preparazione di questa rappresentazione: pianti, felicità e soddisfazione per aver visto realizzata la loro pièce teatrale. Inoltre, le ho chiesto perché fossero stati proprio Abdo e Giorgia a riprendersi con le telecamere e mi ha risposto che quell’invenzione scenica era finalizzata a trasmettere le emozioni vere dei protagonisti reali delle storie evitando ogni forma di finzione. Incredibile, vero?!

Potremmo aprire capitoli e capitoli di riflessioni su questo spettacolo e su quanto la scuola sia importante nel renderci futuri cittadini liberi sempre nel rispetto della libertà altrui. Potremmo infatti soffermarci su tante scene ma io voglio puntare l’attenzione su una domanda che è stata fatta alle due esperte: “Che adulto vuoi diventare?”. Domanda complessa, a cui bisognerebbe provare ogni giorno a dare una risposta!

Un altro argomento su cui si è disquisito ha riguardato la complessità del mettere in scena una storia reale senza attori professionisti: si è riusciti ad arrivare a stilare un copione dopo più di un anno di ricerca in cui vi sono state difficoltà, tra cui quella di convincere Giorgia a trasmettere alcuni filmati: la ragazza, infatti, inizialmente avrebbe mostrato contrarietà rispetto alla presentazione della sua vita ad una platea di un teatro. Alla fine, si sarebbe convinta pensando all’importante messaggio che quei filmati avrebbero potuto trasmettere ai giovani, in particolare.

Ma di cosa si parlava durante queste riprese? Beh, sicuramente della storia vera di due ragazzi e della guerra in Siria cominciata undici anni fa e che ancora oggi continua ad attanagliare le città di quello Stato. Ma, procediamo con ordine!

Immaginate cosa voglia dire non poter vivere la propria adolescenza per colpa di una guerra, non poter andare a scuola perché essa è stata bombardata?

No, nessuno di noi può immaginarlo perché noi siamo stati fortunati a nascere in un’altra parte del mondo, dove gran parte dei diritti ci son garantiti sin dal primo vagito che emettiamo quando veniamo al mondo.

Innanzitutto, dov’è la Siria?

La Siria è nell’Asia Occidentale, più specificatamente nel vicino Oriente, la sua capitale è Damasco, teatro di numerosi scontri, non solo militari ma anche politici.

Lo Stato è confinante a Nord con la Turchia, a est con l’Iraq, a sud con la Giordania e infine a ovest con Israele e il Libano, la lingua ufficiale invece è l’arabo.  

Il presidente attuale è BASHAR AL ASSAD figlio di HAFIZ AL-ASAD precedente presidente della Siria. Proprio durante il governo di BASHAR sono nati i primi problemi, le prime manifestazioni e le prime ribellioni da parte del popolo brutalmente soffocate nel sangue dalle forze governatrici. Dalle ribellioni popolari si è poi passati alla guerra che è tuttora in corso nel Paese, dal 2011 circa

Questa è la mappa delle guerre nel mondo.

Dopo questo excursus storico-politico procediamo a narrare la storia dei due protagonisti: Giorgia e Abdo

LA STORIA DI GIORGIA

Lo spettacolo si apre con il presentarsi sulla scena di una ragazzina di nome Giorgia che ha avuto un’adolescenza che lei definisce complicata. Durante la sua infanzia, infatti, all’età di sei anni, i suoi genitori si sono separati e la sua vita viene stravolta completamente. Ad un certo punto, si ritrova a vivere, due Natali, in due case, a dormire in due letti…trasportata come un pacco tra le case dei due genitori. Lei, confusa, inizia a pensare che tutto questo sia successo a causa sua e si colpevolizza per essere nata e per esistere. Allora prende il dolore e gli dà un nome: “Pippo, si, ti chiamerò Pippo “- diceva la bambina ripensando all’ aereo di cui le aveva parlato sua nonna che durante la guerra sparava quando vedeva luce.

L’incontro con Abdo ed il conoscere la tragica storia di questo compagno le fa però un giorno comprendere che tutti i suoi problemi e tutta la sua sofferenza non sarebbero mai stati paragonabili a quelli di un ragazzo siriano che malgrado tutto, però, attribuiva un valore immenso alle misere cose che aveva lasciato nella sua casa in Siria, reputandosi un ragazzino fortunato rispetto ad altri suoi coetanei.

LA STORIA DI ABDO…

Questa che leggerete è la storia di un uomo che dentro è ragazzo. Lui non ha mai vissuto un’infanzia, non ha mai visto con i propri occhi la gioia e il puro divertimento che noi tutti abbiamo visto e stiamo vedendo. Abdo Al Naseef Alnoeme, chiamato dagli atri Abdo, ora ha ventuno anni, ma, come tutti noi, ha avuto anche tredici anni però vissuti in una maniera brutale, disumana. Il 15 marzo 2011 è iniziata la guerra in Siria, suo Paese nativo.

La guerra sin dall’antichità è sempre stata un inferno: perché mai l’uomo deve uccidere i propri simili?

Abdo ha circa nove anni quando comincia la guerra in Siria: le scuole vengono distrutte, privando così bambine e bambini del diritto allo studio. Per far sì che i giorni trascorrano più velocemente e per non oziare troppo, il ragazzino decide di fare volontariato con il padre in un ospedale. Aiuta feriti di guerra e, proprio durante questa esperienza, rischia più volte di essere ucciso da malviventi. Il solo pensare che un bambino innocente di nove anni abbia potuto vivere tale brutalità mi mette i brividi!

La guerra non si dimentica e non si deve dimenticare, così Abdo ogni singolo giorno prende il suo cellulare e filma ciò che accade poco fuori dal suo balcone: bombe che esplodono, fucili che sparano a raffica… Dopo anni di sofferenza, quando il ragazzino ha circa quattordici anni, suo padre decide di scappare dal Paese con la sua famiglia. La famiglia di Abdo si ritrova a vivere in un paese del tutto sconosciuto e inospitale dove sembrano quasi “trasparenti” agli occhi della gente. Il ragazzo, stufo di questa non curanza matura allora la decisione, a costo di non farsi più riconoscere come figlio dal padre, di tornare in Siria, a casa, ma, tornatovi, al posto della vecchia e amata casa non trova altro che macerie: “Non è possibile questa non è casa mia!” Questo è quello che lui pensa e che sicuramente anche noi avremmo pensato se fossimo stati al posto suo. Il terrore lo domina, sente sparare dal nulla, pensa di morire e quando riapre gli occhi si ritrova tra le macerie.

Dopo alcuni anni, lascia la sua affezionata patria e approda in Italia dove poi ha modo di conoscere una ragazzina di nome Giorgia che un giorno, tra una cosa e l’altra, gli racconta di come l’infanzia appaia agli occhi di un bambino.

Così Abdo, insieme a Giorgia, ancora oggi continuano a “viaggiare nell’infanzia” raccontandosi vicendevolmente le loro storie, traboccanti di sofferenza.

E già, il dolore delle ferite passa, ma le ferite rimarranno per sempre sulla pelle. Ci sono ancora oggi ragazzi in Paesi di guerra che non hanno la minima idea di cosa sia un’infanzia felice… Questa è infatti una delle storie tra le tante che ci fa capire quanto siamo fortunati ad avere una casa e a poter frequentare la scuola.

Non esiste un modo onorevole di uccidere, né un modo garbato di distruggere. Non c’è niente di buono nella guerra, eccetto la sua fine! (cit. Abraham Lincoln).

Che dire ancora? Uno spettacolo che ci ha in-segnato per la vita!

A cura di: Calò Elena, Tedone Paola, D’Introno Francesca e Arbore Celeste, classe II G.

“FROM SYRIA:IS THIS A CHILD?”                                       

“E tu che adulto vuoi essere?”

Il giorno 17 Marzo 2023, noi alunni della scuola Santarella accompagnati dai docenti, ci siamo recati presso il Teatro Comunale di Corato per assistere a uno spettacolo dal titolo: From Syria: “Is this a child?”  

E’ una storia vera che parla della guerra in Siria e dell’amicizia di due ragazzi. In scena c’è Giorgia, 14 anni, italo tedesca che ha avuto un’infanzia felice fino a quando i suoi genitori si sono separati ed  Abdo, 22 anni, scappato dalla Siria 12 anni fa, nel 2011 a causa della guerra. Abdo fa scoprire a Giorgia un’altra guerra oltre a quella che lei viveva nella sua famiglia cioè la guerra fatta di bombe, missili ed esplosioni. Entrambi condividevano un grande dolore vissuto in maniera diversa a causa di situazioni di vita differenti. Giorgia decise di nominare il suo dolore come il più grande incubo della nonna ”Pippo”, l’aereo che bombardava di notte durante la guerra, mentre Abdo l’ha nominato “Margherita”. 

Giorgia ha un fratello ed una sorella ed è di origini tedesche perché il padre discende da una famiglia tedesca. La madre invece è di origini italiane. La sua storia è un po’ particolare perché la sua infanzia è stata favolosa fino all’età di sei anni quando i suoi genitori si separarono e da lì per lei incominciò la disperazione.

Abdo, invece è di origine siriana. In Siria aveva una bellissima villa con il giardino, abbastanza spaziosa per ospitare otto fratelli oltre lui e i suoi genitori. Ha raccontato che non poteva andare a scuola perché c’era la guerra e le scuole erano state distrutte e quindi andava ad aiutare la mamma nei campi. Era una famiglia numerosa e felice ma tutto questo fino al 2011 quando le proteste si trasformarono in guerra e la vita cambiò per tutti. All’età di 10 anni fu costretto  prima a fuggire non molto lontano dalla Siria ma poi i bombardamenti arrivarono anche lì. Un giorno, nella loro casa si infiltrò la polizia che rubò tutto e lasciò un biglietto. In casa al momento c’erano solo Abdo e la sorella. Abdo fece leggere quel biglietto al padre sopra c’era scritto che suo padre doveva andare in guerra con il fratello maggiore. Allora i genitori di Abdo decisero di trasferirsi in Italia perché restare lì era diventato troppo pericoloso. Raggiunsero l’Italia in aereo e furono fortunati, perché se avessero attraversato il mare con un barcone sarebbero sicuramente naufragati come tanti poveri innocenti morti in mare per scappare dalla guerra siriana.

Giorgia ed Abdo, si conobbero meglio facendo amicizia e con una passione in comune ossia filmare e fotografare tutto ciò che li circondava… E da lì Giorgia capì che esistono cose peggiori della guerra in famiglia. Da quel momento cominciarono a divertirsi insieme condividendo momenti di vita quotidiana e facendo tutto quello che Abdo non aveva  potuto fare nella sua infanzia.

Durante lo spettacolo ho provato sia paura che gioia: paura e terrore per la storia di entrambi perché le loro sono state storie terribili che nessuno mai vorrebbe vivere; gioia perché i due ragazzi si sono ritrovati e raccontando le loro drammatiche storie hanno potuto finalmente cominciare a vivere serenamente il loro presente e fare progetti per il futuro. 

La guerra è il peggiore dei mali perché allontana popoli e distrugge tutto ma ricordate che: “Quando si spezza un seme, nasce un fiore!” …perchè il seme si spezza quando inizia una guerra, ma pian piano la guerra finisce e sboccia un bellissimo fiore per il ritorno alla vita.

Squicciarini Greta Maria , classe II C, “Santarella”, a.s. 2022/23                                                                                

                                                                                                

PON “In…scenando il nostro stare insieme”

Il giorno 15 marzo è iniziata la nostra avventura…Alcuni di noi delle classi 3^A e 3^B hanno deciso di partecipare al PON di Teatro curato dalle docenti Piccolomo e Laganà per in…scenare il nostro stare insieme.

Durante i primi incontri abbiamo approfondito la conoscenza della legge fondamentale dello Stato attraverso visione di filmati, lettura di articoli della Costituzione, riflessioni e discussioni guidate. Successivamente è iniziata la seconda fase di scrittura creativa: divisi in piccoli gruppi, abbiamo adottato un articolo approfondendo una o più tematiche quali: uguaglianza, pace, giustizia, speranza, sviluppo, collaborazione, libertà, democrazia, solidarietà. Guidati dalle nostre docenti abbiamo stilato dei copioni e realizzato lavori multimediali come PowerPoint e video.

Poi siamo passati alla terza parte del nostro percorso che consisteva nel concretizzare ciò che avevamo scritto con delle semplici ma significative drammatizzazioni. Parte dei nostri incontri li abbiamo dedicati anche per creare una coreografia sulla base di una canzone che coinvolgesse tutti i gruppi e tutti i temi trattati: “Esseri umani” di Marco Mengoni.

Nel testo, infatti, il cantante parla di quanto le persone guardino solo le apparenze e pone fiducia negli esseri umani che dovrebbero impegnarsi a rispettare i diritti di ciascuno cercando di costruire una società che valorizzi appunto gli esseri umani in tutte le loro sfaccettature.

Grazie alla collaborazione dei docenti di musica, prof.ssa Mastrorillo e prof. Catucci, abbiamo anche imparato e cantato “La guerra di Piero” di Fabrizio de André che ci ha indotto a riflettere ancora di più sul tema tristemente attuale della guerra.

In tutte le attività del PON ha regnato un clima di forte unione e amicizia tra noi ragazzi che abbiamo avuto l’occasione di conoscerci meglio e di socializzare rimanendo insieme a pranzo e condividendo momenti di spensieratezza perché, in fondo, quello che è sembrato un semplice spettacolo per noi è stato molto di più: la gioia dello stare insieme e del ritorno alla tanto sospirata normalità…

Un momento che, seppur pieno di ansia e agitazione, sicuramente non dimenticheremo è il “dietro le quinte” dello spettacolo conclusivo di giovedì 26 maggio “La Costituzione fra valori e attualità”.

Tutti avevano paura di sbagliare, di non ricordare la parte, di andare in panico… Insomma, l’ansia ci divorava ma noi siamo riusciti a trasformarla in adrenalina pura e lo spettacolo è stato un successo, proprio come speravamo!

Molto entusiasmo da parte del pubblico ha riscosso anche la coreografia eseguita da un corpo di ballo formato da ragazzi provenienti da classi diverse, i quali, guidati magistralmente dalle docenti di Educazione fisica, prof.ssa Olivieri e prof.ssa Caterina, con entusiasmo e grande bravura hanno ballato sulle note di una versione rappata dell’Inno d’Italia.

Alla buona riuscita dello spettacolo hanno contribuito anche alcuni nostri compagni di classe che, pur non avendo aderito al PON, hanno dato la loro disponibilità per stare in regia durante lo spettacolo finale oppure altri che ci hanno aiutati nei cambi di scena.

Insomma collaborazione e gioco di squadra: sono state queste le armi vincenti per la riuscita dello spettacolo, perché, sulla scena come nella vita, solo con l’armonia e la collaborazione si vincono le grandi sfide!

Ringraziamo le nostre professoresse e la preside che ci hanno permesso di vivere questa esperienza che PORTEREMO NEL NOSTRO CUORE E CHE RICORDEREMO PER SEMPRE.

Chiara Strippoli, Mariarosa Zitoli, classe III A

Sofia Amorese, Cristiano Avella, Rebecca Patruno, CLASSE III B, Scuola Santarella, a.s. 2021/2022

“LE ARGONAUTICHE” E LA TRAGEDIA DI “MEDEA”

Fra le varie opportunità che la vita ci offre, solo alcune restano impresse e lasciano un segno indelebile. L’esperienza teatrale da me recentemente vissuta, è stata certamente una di quelle grandi opportunità…

Io, con alcuni alunni della scuola media “Santarella”, dopo questi lunghi tre anni passati in casa, ho avuto la possibilità di ritornare a teatro nei panni di una… dea.

Il giorno 14 gennaio, al teatro comunale di Corato e il 21 gennaio, al teatro comunale di Ruvo, si sono esibiti alcuni alunni di terza della nostra scuola “Santarella”, tra cui io, insieme ad alcuni studenti del Liceo Classico “A. Oriani” di Corato. La rappresentazione riguardava “Le Argonautiche”, poema epico in greco antico scritto da Apollonio Rodio nel III secolo a.C.

La storia narra di un viaggio compiuto da un uomo chiamato Giasone, che sposa una maga, Medea, costretta a tradire la sua famiglia per seguirlo.

Alla fine Giasone, grazie a Medea, supera le terribili prove imposte da Pelia, personaggio della mitologia greca, figlio di Poseidone e di Tiro e recupera IL VELLO D’ORO nella Colchide.

Una volta che Giasone recupera il Vello D’oro e il poema delle Argonautiche si conclude, lo spettacolo teatrale continua con la Tragedia di Euripide del V sec. a.C: MEDEA. Questa seconda parte dello spettacolo è stata interamente interpretata dagli alunni del Liceo Classico. Mi ha colpito molto il personaggio di Medea, una donna con un modo di ragionare tutto suo, una moglie tradita, indifesa, sconfortata, che si trasforma in un vero e proprio Demone. Volendo vendicarsi di Giasone, che l’aveva sposata solo per superare le prove assegnate da Pelia per la conquista del vello d’oro, Medea, con le sue arti magiche, prepara un veleno potentissimo con cui uccide la futura moglie di Giasone e il padre di lei, il re Creonte. Ma per Medea questo non basta, decide di uccidere anche i suoi figli, nonostante abbia la consapevolezza che la loro morte le procurerà molto dolore. A questo punto, con la soddisfazione di aver portato a termine la sua vendetta e aver procurato un immenso dolore al suo sposo “infame”, non ha nessun motivo per trattenersi nella sua nuova città e può andare in esilio.

La rappresentazione era accompagnata da balli e musiche.

Nella rappresentazione delle Argonautiche, l’atmosfera era piuttosto tranquilla, invece nella rappresentazione della Medea, per i temi trattati, regnava un’atmosfera tesa, fatta di paura, angoscia, ansia.

E’ stata un’opportunità che non capita tutti i giorni, un’esperienza emozionante ma anche molto impegnativa. Non è stato semplice partecipare alle prove dello spettacolo, lo ammetto, fra impegni vari, compiti, Covid, che negli ultimi tempi sta riprendendo il sopravvento… ma ce l’abbiamo fatta comunque!

Sicuramente questa esperienza affrontata con il cuore, ci ha dato molto, ci ha fornito degli strumenti educativi molto efficaci, ci ha formato, ci ha fatto crescere, ci ha ridato un’emozione che da tempo non provavamo, l’emozione di esibirci in un teatro.

Il teatro… il teatro dà ansia, adrenalina, ma allo stesso tempo è come un terreno che dà frutti grazie all’acqua, che pian pianino arriva… avanza, avanza… e poi eccola, quando cade, dà emozione e… frutti. Ecco: quest’acqua siamo tutti noi, che abbiamo contribuito alla realizzazione dello spettacolo. Alla fine tutto quello che è successo sul palco è opera delle nostre emozioni, sono loro che rendono il teatro magico. Anche il pubblico presente agli spettacoli, grazie all’intensa bravura degli attori e all’attualità dei temi trattati, nonostante siano opere scritte secoli prima di Cristo, è riuscito a immedesimarsi nei personaggi presenti nella tragedia e ha sostenuto gli attori con lunghi e calorosi applausi.

Senza dubbio va riconosciuto grande merito a tutti gli attori, che hanno manifestato impegno, costanza e passione, ma soprattutto il ringraziamento più grande va dato alle docenti del liceo, che si sono completamente dedicate a questa attività e che hanno riposto molta fiducia in tutti noi. Un ringraziamento speciale anche alla Preside Angela Adduci del Liceo A.Oriani che ha permesso la realizzazione dello spettacolo e alla nostra Dirigente, Mariagrazia Campione, che ha permesso a noi alunni di partecipare a questo meraviglioso progetto. Un grazie infinito anche ai nostri professori, che ci hanno sempre sostenuto e ascoltato.

Un’ultima cosa voglio sottolineare: durante lo spettacolo e durante le prove, regnavano prima di tutto la volontà, il divertimento, l’amicizia, ma soprattutto la felicità!

Mariarosa Zitoli, classe III A, “Santarella”, a.s. 2021/22

“Le Argonautiche” tra Santarella e Oriani

Spesso pensiamo alla letteratura classica, latina e greca, come qualcosa di noioso e difficile da comprendere, ma non è così e noi con altri alunni della nostra scuola media “Santarella” l’abbiamo constatato. Questa possibilità ci è stata offerta dalla partecipazione ad uno dei progetti che il Liceo Classico Oriani di Corato ha messo a disposizione per gli alunni di 3^ della nostra scuola, per l’Orientamento. All’inizio, ci è stato detto che avremmo potuto partecipare a un progetto del liceo e tra questi c’era la partecipazione ad un musical. Noi quattro della nostra classe abbiamo subito aderito all’iniziativa.

Al liceo siamo stati subito ben accolti dagli altri ragazzi del biennio e dalle professoresse di latino e greco Bellucci e D’Introno che hanno iniziato a spiegarci ciò che avremmo messo in scena: le Argonautiche, il prequel di un altro spettacolo realizzato dai ragazzi del triennio: la Medea di Euripide. Ci siamo subito dati i ruoli in base alle nostre capacità di recitazione e ballo e abbiamo iniziato a fare le prove, dedicando ore pomeridiane, consapevoli di questa bella esperienza laboratoriale e di crescita. È stato tutto organizzato e ben fatto nei minimi dettagli, come la realizzazione dei costumi e degli oggetti di scena, e per questo dobbiamo dire grazie alle professoresse che sono state in grado di gestire tutto e di rispondere a tutti i nostri dubbi.

Andare in scena è sempre una grande emozione, l’ansia e l’adrenalina, gli occhi del pubblico puntati su di noi, la paura di dimenticare prima di salire sul palco… eravamo completamente persi cercavamo in tutti i modi di incrociare uno sguardo che finalmente riuscisse a darci sicurezza e un po’ di tregua da tutte quelle strane emozioni. Dopo tante, tantissime prove dove “Pelia! Dove sei?” o “Non correre”, “Non dare le spalle al pubblico” e tante altre raccomandazioni, non ricordavamo più niente ma come, come è possibile? Non può essere “aiuto troppa ansia”! È inutile dire che saliti sul palco ci sembrava che stesse andando tutto male invece siamo stati tutti quasi impeccabili, con il vestiario curato fino all’ultimo dettaglio per arrivare alla recitazione che, molto probabilmente, rimarrà impressa nelle menti di tutti gli spettatori anche a distanza di anni. Gli applausi, che durarono forse pochi secondi ma per noi un’eternità, furono tutto ciò che riuscì a farci persuadere di essere andati bene. “Wow, seriamente, ce l’abbiamo fatta!!” Il nostro entusiasmo era incontrollabile, in quel momento non ci avrebbero risvegliato da quel sogno ad occhi aperti nemmeno delle cannonate. Ciò l’abbiamo potuto vivere il 14 e il 21 gennaio quando siamo andati in scena al Teatro Comunale di Corato e al Nuovo Teatro Comunale di Ruvo con il nostro spettacolo, tanto atteso dopo varie prove. Grande è stata la soddisfazione quando ci hanno chiamati, ad uno ad uno, sul palco per ringraziarci e farci i complimenti come se fossimo degli attori famosi.

Secondo noi, questa esperienza è stata importante e utile per il nostro Orientamento, data anche la nostra confusione in questo periodo, e ci ha fatto iniziare a conoscere la struttura scolastica e alcuni dei professori con cui, l’anno prossimo, potremmo relazionarci. Oltre a questo, è stata molto bella, perché con i tanti incontri che facevamo per le prove siamo riusciti a stringere amicizie con alunni di altre classi della Santarella che non conoscevamo e abbiamo potuto chiedere consigli e sciogliere dubbi sulla scuola superiore grazie agli alunni del biennio che lavoravano con noi. È stata soprattutto una ripresa dopo il periodo di lockdown che ha visto protagonisti noi alunni e ci ha fatto vivere emozioni da tempo non provate. Ci siamo ripresi un pezzo di vita e di emozioni mancate, “Etto-ah no Giasone complimenti! “Naus-Calciope brava!”  “Ald-Pelia, ti sei fatto valere!”, “Ales-dragone sublime!” è stato così! Divertente ma immensamente gratificante proprio il brio di vita che ci voleva dopo aver perso tutti, grandi e piccini, un importante pezzo della nostra dolce normalità. 

Inscenare uno spettacolo per molti è qualcosa di estremamente semplice, che chiunque può fare, e lo pensavo anche io prima di questa bellissima esperienza. All’inizio tutto era tranquillo, io avevo una discreta parte, ballavo in una delle due coreografie, qualche giorno alla settimana facevamo le prove e mancava più di un mese allo spettacolo, “cosa potrà mai andare storto” mi dicevo, inconsapevole delle mie parole. Tutto ad un tratto mi ritrovai catapultato a 10 minuti prima dello spettacolo, la mia mente non reggeva la dose di adrenalina e di paura che viaggiavano ad una velocità inimmaginabile nel mio cervello. Avevo paura di sbagliare, avevo paura di dimenticare la parte e avevo addirittura l’intenzione di scappare e mollare tutto per paura di fare una figuraccia memorabile. Le mie parole possono sembrare davvero esagerate per qualcuno che non ha mai recitato davanti a più di 500 persone ma vi assicuro che non lo dico solo per dire ma parlare davanti ad un pubblico così importante che guarda solo te non è una cosa che si può provare tutti i giorni. 

I ringraziamenti più grandi vanno alla professoressa Bellucci, alla professoressa D’introno e a tutti coloro che hanno reso possibile questo sogno ad occhi aperti.

PS. Per i curiosi ci troverete l’anno prossimo all’Oriani. E chissà magari inscenando un’altra tragedia. 

Adduci Nausicaa, Quercia Alessandra, Soldano Ettore e Strippoli Cataldo, classe III C, Santarella, a.s. 2021/22

Continuità è…condivisione

Lavorare in continuità, creare una rete, progettare attività in sinergia con il territorio in un’ottica di condivisione e di continuità non solo verticale fra i vari ordini di scuola appartenenti al nostro istituto comprensivo “Cifarelli-Santarella”, ma anche in verticale con gli istituti superiori presenti sul nostro territorio: è questo uno degli obiettivi della nostra scuola. Oltre a perseguire la verticalità, è importante anche lavorare in orizzontale con le famiglie, gli Enti locali, le associazioni operanti sul territorio e con altre agenzie educative.

Ora più che mai è necessario realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, garantendo il diritto allo studio e pari opportunità di successo formativo.

Noi come scuola, sebbene con molta prudenza e cautela, abbiamo realizzato un ben articolato progetto di continuità con laboratori, attività e manifestazioni che hanno visto il coinvolgimento di alunni, docenti e famiglie non solo appartenenti al nostro comprensivo, ma anche ad altre scuole presenti sul territorio. Le attività, alcune delle quali online, oltre a suscitare curiosità e grande entusiasmo, hanno rappresentato significativi momenti di crescita.

Grande successo hanno avuto anche i progetti in continuità con alcuni istituti superiori quale quello realizzato in occasione della manifestazione conclusiva del progetto in rete “Io leggo perché” che ha visto la partecipazione della libreria Olivieri “I piccoli chi”, dei tre ordini di scuola del nostro comprensivo e dell’ITET “Tannoia” di Corato.

Un’altra collaborazione molto significativa è stata quella con il liceo classico “Oriani” che ha coinvolto alcuni alunni di terza della “Santarella” nella realizzazione di un bellissimo spettacolo teatrale ispirato alla tragedia di Euripide: “Medea” e messo in scena, con grande emozione, al teatro comunale di Corato e di Ruvo di Puglia.

Siamo consapevoli che quello che stiamo vivendo sia un momento storico difficile, in cui si fa fatica ad interagire e ad aprirsi all’altro. È pur vero, però, che non è possibile abbattersi, isolarsi, arrendersi. Bisogna andare avanti e…donare speranza!

Concorso “Indovina chi viene a scuola”

Noi alunni di classe IA con la nostra professoressa di Italiano abbiamo partecipato quest’anno al concorso “Indovina chi viene a scuola”, bandi dal Teatro Pubblico Pugliese e dal Comune di Corato.

Per partecipare al concorso, aperto a tutte le scuole di ogni ordine e grado, abbiamo visto in streaming alcuni degli spettacoli pubblicati sulla pagina dell’ente teatrale pugliese, spettacoli che avevano fatto parte dell’ultima rassegna “Indovina chi viene a (s)cena. Era stato un cartellone teatrale completamente online date le restrizioni dovute alla pandemia da Covid 19.

Noi abbiamo visionato svariati spettacoli di compagnie teatrali pugliesi, di Grumo Appula, Locorotondo, Molfetta, Ruvo e Corato. Fra questi attraverso un sondaggio abbiamo scelto lo spettacolo “A prescindere. L’ultimo sipario di Totò”, a cura della Compagnia ‘La luna nel letto’ di Ruvo e girato nel nostro Teatro Comunale.

Ovviamente prima di poter scegliere in modo più consapevole abbiamo dovuto prepararci. Come?, vi chiederete.

Be’, abbiamo visionato in videolezione due film molto divertenti di Totò, “Miseria e nobiltà” e “Totò, Peppino e la malafemmina”.

Bisogna dire che mai preparazione a un lavoro scolastico fu più divertente!

Abbiamo riso tantissimo alle gag più esilaranti e, considerando che molti di noi non avevano mai sentito parlare di Totò, abbiamo scoperto un attore straordinario, il “principe della risata”!

Abbiamo anche letto della sua vita: lui era nato povero nei quartieri spagnoli di Napoli, aveva conosciuto la fame e la miseria del dopoguerra, era nato con la passione per il palcoscenico e ben presto vi si dedicò completamente, girando l’Italia e l’Europa con la sua compagnia teatrale. Girò anche molti film ed ebbe un grande successo, le sue pellicole furono molto amate dal pubblico. Ma la sua vera passione era il teatro, il rapporto col ‘pubblico vivo’.

Abbiamo poi potuto incontrare online i due protagonisti dello spettacolo, gli attori della compagnia ‘La luna nel letto’ Salvatore Marci e Luigi Tagliente, con cui abbiamo trascorso due ore fra domande, curiosità, riflessioni…

Insomma, abbiamo scoperto un po’ di retroscena del mondo del teatro!

Luigi, in scena “l’attorucolo”, ci ha raccontato del suo sogno di fare l’attore teatrale e della serie di coincidenze che lo hanno aiutato nella sua realizzazione, invece Salvatore, “l’attore serio” dello spettacolo, ci ha parlato della sua voglia di scoprire se stesso e del suo avvicinarsi al teatro per questo motivo.

 

“Nasce, cresce, muore con il pubblico”, così i due hanno parlato dello spettacolo teatrale. Secondo loro infatti, la parte più bella del loro lavoro è girare il mondo, stare a contatto con le persone, vivere in tournee.

Ci hanno parlato di quello che non si riesce a vedere del teatro, i problemi economici, le numerose prove e la fatica, accentuate in quest’ultimo anno dal Covid e dalla chiusura dei teatri. Ci hanno invitato infine a realizzare un video non pesante, paludato ma leggero, simpatico, ‘come eravamo noi’.

Lo spettacolo parlava di Totò ormai al termine della sua carriera, ormai diventato cieco ma sempre in grado, una volta salito sul palcoscenico, di muoversi agevolmente fra attori e arredi di scena che conosceva benissimo, quasi guidato dalle voci e dalle risate del suo pubblico!

Parlava anche della contemporaneità, visto che i due, attori anche sulla scena, dopo un anno di inattività forzata pensano di scrivere una lettera a Totò proponendosi come attori e regalandogli…

Be’, qui vi sveleremmo troppo e non possiamo.

Dopo questa bella conversazione abbiamo iniziato a lavorare alla video recensione, in cui volevamo parlare dello spettacolo senza svelarne troppo i contenuti, per convincere il pubblico ad andare a teatro a vederlo!

A distanza come eravamo, abbiamo realizzato la nostra video recensione e dobbiamo ammettere che ci siamo divertiti proprio molto!

Ahinoi non abbiamo vinto, ma partecipare al concorso è stato fantastico e parlare con gli attori è stato ancora meglio!

Lavoro degli alunni della classe I A, a.s. 2020/21